Parrocchia S.Maria Assunta 
Storia della Pieve 

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Storia della Pieve

Testo tratto dal volume Antologia Praese, Nuova Editrice Genovese, 1997 per gentile concessione dell'autore, il Comitato Culturale Praese.

Le origini

La Pieve di Nostra Signora Assunta di Palmaro è una delle chiese più antiche ed insigni della Liguria e fu edificata assai prima dell'anno 1000.

La sua stessa intitolazione è prova di antichità, visto che proprio alla Madonna Assunta, nei primi secoli della cristianità, si soleva intitolare le Basiliche e le Pievi che sorgevano in corrispondenza di centri importanti e popolosi. Anche il titolo stesso di "Pieve", ossia di "Chiesa Matrice", è generalmente indizio di un'antichità che si perde nei tempi remoti. L'antichità della Pieve di Palmaro è tra l'altro confermata dalla tradizione locale che ricorda come la prima chiesa fu distrutta poco prima dell'anno 1000 (936 o 937) ad opera dei saraceni.

I primi documenti scritti in cui si fa riferimento alla Pieve sono pergamene del 1158 e del 1163, scritte da notai. In essi è chiamata Santa Maria Plebis Vulturis, cioè Chiesa madre dei Veturii, ramo del popolo ligure che occupava il territorio tra i monti ed il mare, da Arenzano alla foce del Polcevera. Un altro antico documento risale al 1175 e riguarda la nomina dell'Arciprete Guglielmo; da esso si nota che allora la Pieve era già sede del Collegio Canonicale, o Collegiata dei Canonici, del quale è poi fatto riferimento in atti del notaio Salomone del 1222 e del 1239.

La Plebana di Palmaro, la più importante da Arenzano a Multedo

Il Collegio era composto dai parroci delle chiese sottoposte alla Pieve, cioè quelli dei Santi Nazario e Celso di Arenzano, di San Nicolò e Sant'Erasmo di Voltri, di Sant'Ambrogio di Gatega (quartiere di Voltri posto a levante, vicino a Prà), di Sant'Antonio di Mele, di San Marziano di Laviosa sui confini tra Prà e Pegli, del Santi Nazario e Celso in Multedo, di Sant'Eugenio di Crevari.

A questi canonici e rettori, per antica consuetudine, spettava la nomina dell'Arciprete della Pieve, indicato nel sacerdote che per scienza, costumi ed età, era più idoneo a ricprire tale carica, nomina poi sottoposta all'approvazione dell'Arcivescovo, cui spettava l'investitura. Gli atti di Stefano Corradi e di Simone Vatoccio attestano come, nel 1272, tale antica consuetudine fosse seguita per l'elezione dell'Arciprete Belmustus Galello, facente parte di un'antichissima famiglia di Prà, canonico della Pieve e Rettore a Sant'Eugenio di Crevari. I canonici della Collegiata erano a loro volta eletti dall'Arciprete; tale consuetudine si trova ancora in pieno vigore nel 1477. Ciò risulta da scritture che riportano come l'Arciprete Pietro De Rossi procedesse alla nomina del Rettore della Chiesa dei Santi Nazario e Celso di Multedo. Oltre ai canonici ed ai rettori delle chiese sopra citate, dalla Pieve di Palmaro dipendeva direttamente, fino al secolo XV, anche il rettore del Santuario di Nostra Signora dell'Acquasanta.

La grande importanza della plebana di Palmaro, oltre che di essere sede del Collegio Canonicale, è attestata dalla presenza, presso la chiesa stessa, di una scuola pubblica. Ciò risulta da una memoria del sacerdote Egidio da Molassana che nel 1272 era maestro di scuola alla Pieve e dal fatto che la stessa, oltre ad altri ingenti tesori, possedeva anche nove volumi, vera preziosità per il secolo XIII in cui lo studio e l'istruzione erano quasi privilegio assoluto dei monasteri. Inoltre, anticamente, a fianco di questa chiesa, eretta sul margine dell'importante via romana Aurelia, esisteva uno di quei benefici ospizi che assistevano ed offrivano un ricovero ai pellegrini ed ai viandanti che ivi venivano colti dalla notte o dal maltempo.

Di detto ospizio si trovano riferimenti in atti del 1200, del 1380 e di tutto il 1400.

La superiorità della chiesa di Palmaro sulle chiese limitrofe è confermata nel Syndicatus dell'anno 1311, in cui si legge: Jahannes Archipresbiter Plebis de Vulturo cum infrascriptis ministris cappellarum suarum:
Minister ecclesie S.Nazari de Murtedo
Minister ecclesie S. Mariano de Pelio
Minister ecclesie S.Martino de Pelio
Minister ecclesie S.Ambrosio de Vulturo
Minister ecclesie S.Nicolai de Vulturo
Minister ecclesie S.Eugenij de Crevari
Minister ecclesie S. Nazarii de Arenzano

L'antica chiesa a tre navate, di modeste dimensioni, ma ricca e fiorente, fu saccheggiata e privata dei suoi tesori durante l'incursione barbaresca del 15 luglio 1588: nottetempo i corsari sbarcarono sulla spiagga e fecero irruzione nella chiesa depredando i vasi preziosi, l'argenteria e gli antichissimi oggetti d'arte, ma per fortuna non riuscirono a rapire ed a condurre schiavo alcun abitante delle case vicine, loro principale obiettivo, e furono ricacciati in mare dal popolo delle borgate praesi accorso in massa al suono delle campane.

Le incursioni dei corsari e la ribellione delle chiese vicine

Mentre questa antica chiesa, situata in una zona poco popolata e poco protetta, veniva a più riprese privata delle sue ricchezze e compromessa nella sua struttura dalle vandaliche distruzioni dei corsari barbareschi, i vicini borghi di Pegli e, soprattutto, di Voltri, ebbero un rapido sviluppo ed aumento della popolazione, cosa che accrebbe l'importanza delle loro chiese, subalterne alla plebana di Palmaro. Così, già nel 1406, Giovannino da Ceva, Arciprete di Palmaro, ottenne sentenza contro Francesco Capurro, rettore di San Nicolò di Voltri, che fu obbligato ad intervenire alle cerimonie funebri come sottoposto alla plebana.

Questa dipendenza fu esplicitamente confermata due secoli più tardi, con sentenze arcivescovili del 1630 e del 1653. Con quest'ultima, il rettore di San Nicolò di Voltri Nicolò Massolo, in un tentativo di emancipazione, fu anche obbligato a recarsi di persona alle funzioni del Sabato Santo alla plebana di Palmaro, con pena di pagare Scutorum X pro qualibet vice.

Ed ancora nel 1756 l'Arciprete Nicolò Ferretti di sant'Erasmo di Voltri sollevò una questione di precedenza e ne sorse la famosa controversia tra Prà e Voltri che, con sentenza di Roma fu decisa a pieno favore della Plebana di N.S. Assunta di Palmaro, come ricorda anche l'iscrizione sul frontale della chiesa: Omnibus notum sit - templum hoc archipresbiterale plebum Vulturi semper - S.S. Dei Matri in coelum Assumptae dicatum - Universitatis agentes - posuerunt anno 1756 die 12 Julij. Ma se le varie sentenze continuare a sanzionare in modo chiaro e solenne il grande prestigio della chiesa matrice di Palmaro e la sua superiorità sulle chiese suffraganee, queste continuarono ad avere maggior sviluppo ed importanza materiale e morale, cosa del resto comprensibile, se si considera che Voltri, già nel 1535 contava più di 2.000 abitanti, mentre in tutto il territorio di Prà ve ne erano circa 500. E mentre a Pegli, nel 1620, si erigeva la nuova chiesa parrocchiale si S.Martino ed a Voltri si costruivano le maestose chiese di Sant'Ambrogio e Sant'Erasmo (iniziata nel 1652 e completata nel 1680) ricche di tesori e di opere d'arte, la povera chiesa matrice dell'Assunta, depredata e spogliata dai corsari di ogni suo tesoro, era ridotto ad un rudere pericolante.

La ricostruzione

Sotto la guida dell'Arciprete Antonio Pizzorno, la chiesa pericolante venne demolita e ricostruita, ad una sola navata, come ci appare oggi. I lavori iniziarono nel 1688 e la nuova chiesa venne consacrata nel 1712 da Monsignor Vincenzo Durazzo, Vescovo di Savona. Anche il campanile fu ricostruito nella sua forma attuale, uno dei più alti e snelli della zona.

Il nuovo tempio, a causa della sua posizione in una zona poco popolata, ma a fianco di una strada assai frequentata, subì ancora gravi devastazioni e saccheggi nel 1740 e nel 1747 da parte delle soldatesche indiciplinate degli austriaci in guerra con la Repubblica di Genova. Malgrado ciò, i suoi titolari difesero sempre vittoriosamente la supremazia della chiesa-matrice finchè, nel Sinodo del 1838, l'Arcivescovo Cardinale Tadini, prendendo atto dell'aumento della popolazione e dell'accresciuta importanza dei paesi limitrofi, smembrò da Palmaro le parrocchie di Arenzano e di Crevari e costituì, in Vicaria Foranea di Arenzano, Crevari e Mele, l'Arcipretura di Sant'Erasmo in Voltri.

L'antica e gloriosa plebana di Palmaro, con quello smembramento, venne circoscritta nel territorio compreso tra i torrenti Leira e Varenna, mantenendo comunque, come parrocchie suffraganee, Sant'Ambrogio di Voltri, San Martino di Pegli e la nuova parrocchia dell'Immacolata di Pegli. Anche la colleggiata, nel frattempo, si estinse. Venne poi ripristinata dall'Arcivescovo Lercari con decreto del 20 dicembre 1796, nel quale ai canonici di Palmaro veniva conferito il titolo di Reverendissimi. Nuovamente decaduta, la colleggiata venne ripristinata ancora nel 1898 da Monsignor Tommaso Reggio, situazione mantenuta almeno fino al 1933.

In seguito le parrocchie suffraganee di Pegli e di Voltri vennero dichiarate indipendenti dalla Pieve, che assunse così lo status di parrocchia.

Nel 1943 venne creata la nuova parrocchia di San Rocco e Nostra Signora del Soccorso di Prà. Nel 1973, sempre scorporando parte dell'originario territorio della Pieve, venne costruita in Prà la parrrocchia di Maria Madre del Buon Consiglio, situata nel quartiere Ca' Nuova.