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LETTERA PER L’ANNO DELLA FEDE

Dall’allora Vescovo Jorge Mario Bergoglio alla Diocesi di Buenos Aires

Attraversare la soglia della fede ci sfida a riscoprire che nonostante sembri che oggi a regnare sia la morte nelle sue varie forme e che la storia sia governata dalla legge del più forte o astuto, e l’odio e l’ambizione agiscano come motori di tante lotte umane, siamo tuttavia assolutamente convinti che questa triste realtà possa e debba cambiare, proprio perché «se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?».

Attraversare la soglia della fede implica non provare vergogna di avere un cuore di bambino che, credendo ancora all’impossibile, può vivere nella speranza: l’unica cosa capace di dar senso e trasformare la storia. È chiedere incessantemente, pregare senza sosta e adorare perché il nostro sguardo si trasfiguri.

Attraversare la soglia della fede ci porta a implorare per ciascuno di noi «gli stessi sentimenti di Cristo Gesù», sperimentando così un modo nuovo di pensare, di comunicare, di guardarci, di rispettarci, di essere in famiglia, di prospettarci il futuro, di vivere l’amore e la vocazione.

Attraversare la soglia della fede è agire, confidare nella forza dello Spirito presente nella Chiesa e che si manifesta anche nei segni dei tempi, è accompagnare il movimento costante della vita e della storia senza cadere nel disfattismo paralizzante del credere che ogni periodo passato fosse migliore; è urgenza per ripensare, ricreare, impastando la vita con il nuovo lievito «di sincerità e di verità».

Attraversare la soglia della fede implica avere occhi capaci di stupirsi e un cuore non pigramente abituato, capaci di riconoscere che ogni volta che una donna dà alla luce un figlio continua a scommettere sulla vita e sul futuro, che quando ci prendiamo cura dell’innocenza dei bambini garantiamo la verità di un domani e quando ci occupiamo teneramente della vita donata di un anziano compiamo un atto di giustizia e accarezziamo le nostre radici.

Attraversare la soglia della fede è il lavoro vissuto con dignità e vocazione di servizio, con l’abnegazione di colui che ricomincia tutte le volte senza mollare, come se tutto ciò che è già stato fatto fosse solo un passo nel cammino verso il regno, pienezza di vita. È l’attesa silenziosa dopo la semina quotidiana, è contemplare il frutto raccolto ringraziando il Signore perché è buono e chiedendo che non abbandoni l’opera delle sue mani.

Attraversare la soglia della fede esige lottare per la libertà e la convivenza anche se il contesto zoppica, nella certezza che il Signore ci chiede di praticare la giustizia, amare la bontà e camminare umilmente con il nostro Dio.

Attraversare la soglia della fede comporta la conversione permanente dei nostri atteggiamenti, dei modi e dei toni con cui viviamo, riformulare e non rattoppare o riverniciare, dare la forma nuova che Gesù Cristo imprime a quello che è toccato dalla sua mano e dal suo vangelo di vita, spronare a fare qualcosa di inedito per la società e per la Chiesa, perché «se uno è in Cristo, è una nuova creatura».

Attraversare la soglia della fede ci porta a perdonare e saper strappare un sorriso, è avvicinarsi a tutti quelli che vivono nelle periferie esistenziali chiamandoli per nome, è prendersi cura delle fragilità dei più deboli e sorreggere le loro ginocchia vacillanti con la certezza che tutto ciò che facciamo per il più piccolo dei nostri fratelli lo facciamo a Gesù.

Attraversare la soglia della fede implica celebrare la vita, lasciarci trasformare perché siamo diventati uno in Cristo alla mensa eucaristica celebrata nella comunità, e quindi impegnarci con le mani e con il cuore a lavorare per il grande progetto del Regno: tutto il resto ci sarà dato in aggiunta.

Attraversare la soglia della fede è vivere una Chiesa dalle porte aperte non soltanto per ricevere ma fondamentalmente per uscire e riempire con il Vangelo le strade e la vita degli uomini del nostro tempo.

Attraversare la soglia della fede implica sentirci confermati nella missione di essere una Chiesa che vive, prega e lavora in chiave missionaria.

Attraversare la soglia della fede è, in definitiva, accettare la novità della vita del Risorto nella nostra povera carne per renderla segno della vita nuova.

 

Sii presente, o Signore, nel cuore di ciascuno di noi.

Sii tu l’ospite più desiderato e amato,

il compagno, l’amico, il confidente impareggiabile

con cui condividere ogni pena e ogni gioia,

il bene sommo e il senso vero della nostra vita,

la meta d’ogni nostra più ardita aspirazione,

la corona d’ogni nostra fatica nel difficile cammino della vita.

 Sii presente, o Signore,

in ogni nostra famiglia e nelle sue quotidiane vicende,

là dove la comunione delle persone conosce successi e crisi,

riprese e incrinature o fallimenti, dove una nuova vita sboccia e fiorisce,

dove i ragazzi e i giovani sperimentano entusiasmo e delusione,

sete di grandezza e vuoto di ideali, disagio sociale e disperazione,

dove l’anziano rimane solo o dimenticato,

dove il dolore e l’angoscia sembrano prendere stabile dimora.

Sii presente, o Signore, nella nostra Città,

perché diventi sempre più una città aperta e accogliente,

solidale e generosa con le persone più povere ed emarginate;

perché affronti i suoi gravi problemi

di lavoro e di sviluppo con vera saggezza, con coraggiosa lungimiranza,

nel segno del dialogo franco e costruttivo

e della convergenza e concordia delle forze,

puntando energicamente al bene comune, al bene di tutti e di ciascuno.

 

Sii presente, o Signore, nel mondo intero.

Sii presente e ascolta il grido immenso e disperato

di tanti popoli poveri che continuano ad essere colpiti

dalla fame e dalla malattia, dalla violenza e dalla guerra,

dalla miseria economica e morale,

dalla mancanza di istruzione e di libertà,

in una parola, calpestati nei loro fondamentali diritti umani

e umiliati e rifiutati dalla ricchezza e dalla potenza

degli Epuloni della storia. Sii presente e fa fiorire un mondo nuovo,

un mondo che sia un’unica grande famiglia.

CARD. DIONIGI TETTAMANZI

 

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