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Sete di Parola dall’1 al 7 Ottobre 2017
Ventiseesima Settimana del Tempo Ordinario dell’Anno A
a cura di Don Claudio Valente
Meglio piccoli gesti di amore che gradi parole di amore
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Domenica 1 Ottobre 2017 > Santa Teresa del Bambino Gesù, vergine e dottore della Chiesa – Patrona delle Missioni
Liturgia della Parola > Ez 18,25-28; Sal 24; Fil 2,1-11; Mt 21,28-32
La Parola del Signore …è ascoltata
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
…è meditata
Dopo la parabola della scorsa settimana, la liturgia della Parola non ci lascia tranquilli e ci ripropone un nuovo e pungente testo del racconto di Matteo. E’ la prima di tre parabole che cercano di spiegare perché quelli che avrebbero dovuto accogliere Gesù e il suo Vangelo, in realtà lo hanno rifiutano.
Il breve testo è costruito in modo geniale: Gesù racconta la parabola, la fa commentare ai diretti interessati e poi toglie il velo dallo specchio per far capire che si stava parlando proprio di loro! Le parole di Gesù mirano a mettere a nudo quelli che credono di essere giusti e che si sentono già a posto, arrivati. Il vero cieco è chi crede di vedere , il vero peccatore è chi si crede giusto!
Mi piace sottolineare che la prima risposta data dai figli al Padre resta ambigua, aperta e che non si possa formulare nessun giudizio su di essi a partire dalle loro parole. Uno dice prontamente “Sì!” e fa un bel figurone, ma poi non combina niente. L’altro dice “No” e tutti lo fischiano, ma poi si rimbocca le maniche e fa la volontà del Padre. Questo è molto interessante perché ci fa capire che è il fare ad essere decisivo, mentre il dire resta comunque sempre ambiguo. La parabola fa pure intuire il percorso di conversione e di pentimento del figlio che fa la volontà del Padre. Che bello questo ricredersi, ritornare sui propri passi, dire con sincerità il proprio peccato e poi rimboccarsi le maniche per ripartire. Ci dice che la nostra vita non è chiusa e sprangata dopo un errore, che anche una caduta può essere importante per rialzarsi e cambiare strada, che non è obbligatorio suonarsi le campane a lutto dopo uno sbaglio! Mi viene in mente un detto di Isacco il Siro: “E’ più grande chi vede il proprio peccato, di chi vede gli angeli”. Forse è per questo che le prostitute e i pubblicani sorpasseranno gli scribi e i farisei… I primi si sono lasciati amare da Gesù e hanno visto il loro peccato. Gli altri, certi di essere i primi della classe, erano convinti di vedere gli angeli, di essere già in paradiso. In realtà, non hanno visto niente, nemmeno la cosa più ingombrante: la loro presunzione!
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Gesù prosegue con una delle sue parole più dure e consolanti: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Dura la frase, perché si rivolge a noi che a parole diciamo «sì», ci diciamo credenti, ma siamo sterili di opere buone. Cristiani di facciata o di sostanza?
Ma consolante, perché in Dio non c’è ombra di condanna, solo la promessa di una vita rinnovata per tutti. Dio ha fiducia sempre, in ogni uomo; ha fiducia nelle prostitute e ha fiducia in noi, nonostante i nostri errori e i nostri ritardi. Crede in noi, sempre! Allora posso cominciare la mia conversione. Dio non è un dovere: è amore e libertà. E un sogno di grappoli saporosi per il futuro del mondo.
Padre Ermes Ronchi
…è pregata
Tu però, o Signore, conosci la mia debolezza: ogni mattino prendo l’impegno di praticare l’umiltà e alla sera riconosco che ho commesso ancora ripetuti atti di orgoglio. A tale vista sono tentata di scoraggiamento, ma capisco che anche lo scoraggiamento è effetto di orgoglio. Voglio, mio Dio, fondare la mia speranza su di te. Poiché tutto puoi, fa’ nascere nel mio cuore la virtù che desidero. Per ottenere questa grazia dalla infinita misericordia ti ripeterò spesso: “Gesù, mite e umile di cuore, rendi il mio cuore simile al tuo”. Amen.
Santa Teresa del Bambino Gesù
…mi impegna
Il posto privilegiato dell’incontro con Gesù Cristo sono i propri peccati. Sembra una eresia questa ma lo diceva anche San Paolo che si vantava di due cose soltanto: dei suoi peccati e di Cristo Risorto che lo ha salvato: E per questo riconoscere i propri peccati, riconoscere la nostra miseria, riconoscere quello che noi siamo e quello che noi siamo capaci di fare o abbiamo fatto è proprio la porta che si apre alla carezza di Gesù, al perdono di Gesù, alla Parola di Gesù ? Vai in pace, la tua fede ti salva!’, perché sei stato coraggioso, sei stata coraggiosa ad aprire il tuo cuore a Colui che soltanto può salvarti.
Papa Francesco
Lunedì 2 Ottobre 2017 > Santi Angeli Custodi
Liturgia della Parola > Es 23,20-23; Sal 90; Mt 18,1-5.10
La Parola del Signore …è ascoltata
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
…è meditata
Se togliessimo gli angeli dalla Bibbia, ne resterebbe ben poca cosa! Gli angeli esistono, agiscono, costruiscono, e noi credenti, aguzzando lo sguardo interiore, ne vediamo le tracce…Gesù crede negli angeli custodi, ne parla come se fossero una realtà ovvia, acquisita, evidente. Il nostro mondo supertecnologico, invece, storce il naso davanti a simili manifestazioni di fede: siamo figli dello scetticismo e mettiamo in discussione qualunque cosa non sia sperimentabile. Salvo poi leggere l’oroscopo quotidiano! La Bibbia, invece, parla di una realtà nascosta allo sguardo sensibile, una realtà fatta di presenze spirituali, di puri spiriti, gli angeli, che interagiscono con gli uomini, e questa è la buona notizia: ci sono degli angeli a cui siamo affidati, degli angeli che ci seguono in modo particolare. A patto di farli lavorare! Se non li preghiamo mai, se non ci accorgiamo neppure della loro presenza, è difficile che escano dalla loro connaturale riservatezza… Invocate il vostro angelo custode, iniziando la vostra giornata, chiedetegli consiglio, protezione, illuminazione. Invocate l’angelo della persona con cui dovete affrontare un discorso impegnativo, o l’angelo della persona che proprio non riuscite ad aiutare. Credetemi: questa invisibile rete di bene, questa carboneria del bene porta frutti incredibili!
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Ciascun uomo ha un Angelo particolare che gli è stato dato nel Battesimo, ed a lui l’uomo è stato così raccomandato che quest’Angelo gli è incessantemente accanto, mai l’abbandona. E lo guarda, veglio o addormentato, in tutte le sue vie ed opere, siano buone o cattive.
Giovanni Tauler
…è pregata
Angelo di Dio, che sei il mio custode, illumina il mio pensiero e le mie scelte; reggi la mia vita nel cammino di ogni giorno e fa’ che non devii mai dalla strada dei comandi del Signore; governa i miei istinti, le mie passioni, le miei idee e volgi tutto al bene mio e degli altri. Insegnami, inoltre, ad essere sempre “custode” attento e generoso della mia vita e di coloro che Dio mi pone accanto. Amen.
…mi impegna
Questi amici angelici devono essere una parte vitale della nostra vita e non un ricordo dalla nostra fanciullezza che spolveriamo ogni anno per la festa. No! Sono i nostri compagni di viaggio. Camminano con noi, pregano con noi, lodano e adorano Dio con noi. L’angelo e’ un dono grandissimo che il Signore ci ha dato come segno dell’amore e della cura che ha per ognuno di noi. Purtroppo oggi, la vita è spesso ansiosa, piena d’oscurità e tensioni d’ogni tipo. Invece di cadere nella disperazione, possiamo attingere alla “terapia” spirituale del ricorso a loro.
Nello spesso tempo sarò “angelo custode” di una persona che ha un qualsiasi bisogno, facendo un gesto di amore concreto nei suoi confronti.
Martedì 3 Ottobre 2017 > Martedì della Ventiseesima Settimana del Tempo Ordinario
Liturgia della Parola > Zc 8,20-23; Sal 86; Lc 9,51-56
La Parola del Signore …è ascoltata
Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
…è meditata
Gesù si dirige decisamente verso Gerusalemme; meglio, in greco Luca scrive: fece la faccia dura. Gesù ha deciso, sa che Gerusalemme è il luogo dove si giocherà la partita finale, altro è essere una star nel Nord, introno al pescoso lago di Tiberiade, altro affrontare la capitale, la città santa che vanta il maggior numero di profeti morti e un’organizzazione religiosa che mal sopporta l’ingerenza romana; Gesù sa che loro, i capi, devono uscire fuori dalla prospettiva per accoglierlo, anche se la sua figura è messa in discussione; Gesù sa che la sfida è dura e accetta la sfida: il suo obbiettivo, ormai è Gerusalemme tutto o niente, vivo o morto Gerusalemme sarà il suo trono o la sua tomba. Quanto ci ami Signore, quanto hai dovuto soffrire e indurire il tuo cuore compassionevole per affrontare l’ostilità e l’ottusità di noi uomini! Quanto di più avresti preferito convertire i nostri cuori con la tenerezza del volto di Dio! Ma ciò non è bastato e ora sei disposto a difendere l’idea del volto del Padre fino a morirne. Insegnaci a conciliare l’amore con la decisione, irrobustisci le nostre lamentose preghiera, rendi il nostro volto duro e deciso di fronte all’ingiustizia, Maestro.
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Gesù è risoluto nella sua decisione di farsi servo fino alla fine, senza risparmio. E quando una decisione ha conquistato il cuore in maniera così totalizzante non c’è rifiuto che possa metterla in crisi.In Gesù convivono la fermezza e la misericordia: fermezza nel compiere quanto deve, misericordia nel leggere i sentimenti che albergano nel cuore di coloro che lo avvicinano.
Un conto è indurire il volto per conseguire il bene, un conto è indurirlo contro qualcuno.
…è pregata
Tu vedi, mio Signore, la mia debolezza e il mio orgoglio. Osservi ogni giorno gli scudi che alzo davanti al volto di chi non è come me o mi rifiuta. Conosci la tentazione di usare le mie capacità per ferire e non per servire. Tu che mi ami così come sono aiutami ad assomigliarti sempre più.
…mi impegna
Il Signore è deciso ma mai violento, motivato e determinato ma mai impositivo. Così dobbiamo essere noi discepoli in questi fragili tempi: decisi del testimoniare il Cristo ma sempre con mitezza.
Mercoledì 4 Ottobre 2017 > San Francesco d’Assisi
Francesco nacque ad Assisi nel 1182, nel pieno del fermento dell’età comunale. Figlio di mercante, da giovane aspirava a entrare nella cerchia della piccola nobiltà cittadina. Di qui la partecipazione alla guerra contro Perugia e il tentativo di avviarsi verso la Puglia per partecipare alla crociata. Il suo viaggio, tuttavia, fu interrotto da una voce divina che lo invitò a ricostruire la Chiesa. E Francesco obbedì: abbandonati la famiglia e gli amici, condusse per alcuni anni una vita di penitenza e solitudine in totale povertà. Nel 1209, in seguito a nuova ispirazione, iniziò a predicare il Vangelo nelle città mentre si univano a lui i primi discepoli insieme ai quali si recò a Roma per avere dal Papa l’approvazione della sua scelta di vita. Dal 1210 al 1224 peregrinò per le strade e le piazze d’Italia e dovunque accorrevano a lui folle numerose e schiere di discepoli che egli chiamava frati, fratelli. Accolse poi la giovane Chiara che diede inizio al secondo ordine francescano, e fondò un terzo ordine per quanti desideravano vivere da penitenti, con regole adatte per i laici. Morì nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del 1226. Francesco è una delle grandi figure dell’umanità che parla a ogni generazione. Il suo fascino deriva dal grande amore per Gesù di cui, per primo, ricevette le stimmate, segno dell’amore di Cristo per gli uomini e per l’intera creazione di Dio.
Liturgia della Parola > Gal 6,14-18; Sal 15; Mt 11,25-30
La Parola del Signore …è ascoltata
In quel tempo Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
…è meditata
Che bello, oggi, poter celebrare la festa di san Francesco, patrono d’Italia, onorato dai fratelli ortodossi col titolo di “somigliantissimo a Cristo”. Pregare con lui, sentirlo vicino, ci fa sospirare e desiderare la santità…
Frate Francesco piccolino è stato scelto come patrono della nostra povera Italia. Figlio del suo tempo e della sua terra, Francesco ancora oggi risplende per la sua santità debordante e il suo entusiasmo e amore per Cristo che ci lascia silenziosi e – diciamolo – un po’ invidiosi. Dalla sua intuizione lo Spirito ha suscitato nella storia della Chiesa schiere di santi e ancora oggi il suo carisma e la sua radicalità convertono il cuore dei cristiani rendendoli capaci di prodigi. Potremmo parlare per ore di lui, sottolineare la sua intuizione di radicalità nella semplicità e nella povertà, il suo amore per la natura segno della presenza di Dio, la sua intuizione pacifista e di dialogo in un’epoca di guerre sante ma, credo, occorre sempre ricordarci che all’origine di tutto questo movimento esiste sempre e solo l’incontro tenero, appassionato, continuo di Francesco con il suo Dio, quella ricerca infantile e sanguigna che lo portava a pregare e piangere lontano dall’inevitabile fastidiosa fama che lo stava investendo. Lo Spirito lo ha suscitato in un’epoca difficile per la Chiesa e il suo carisma, insieme a quello di Domenico, ha come “costretto” la gerarchia ad una maggiore fedeltà al vangelo. Ecco, in punta di piedi, col cuore pieno di perfetta letizia, oggi, seguiamo frate Francesco, lo prendiamo come modello, a lui affidiamo la nostra fragile nazione, che impari a riscoprire nel volto dei santi il vero volto dell’uomo. E della propria gente.
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San Francesco d’Assisi ha capito profondamente l’invito di Gesù d’essere ‘mite e umile di cuore’. Tutta la sua vita era attenta all’insegnamento di Gesù non solo circa la povertà radicale, ma anche nei confronti della sua umiltà e mitezza che lo rendeva un uomo libero e gioioso. Era il Cristo e la sua imitazione che dava significato al suo modo di vivere. Era un immergersi nel Vangelo che e’ esplosione di libertà, semplicità di vita, amore.
…è pregata
Signore, fa’ di me uno strumento della Tua Pace: dove è odio, fa’ ch’io porti l’Amore, dove è offesa, ch’io porti il Perdono, dove è discordia, ch’io porti l’Unione, dove è dubbio, ch’io porti la Fede, dove è errore, ch’io porti la Verità, dove è disperazione, ch’io porti la Speranza, dove è tristezza ch’io porti la Gioia, dove sono le tenebre, ch’io porti la Luce. Maestro, fa che io non cerchi tanto ad essere consolato, quanto a consolare; ad essere compreso, quanto a comprendere; ad essere amato quanto ad amare. Poiché è: dando che si riceve; perdonando che si è perdonati; morendo che si risuscita a Vita Eterna. Amen.
…mi impegna
Oggi pregherò più volte con le parole di S. Francesco. Le mediterò nel cuore e cercherò un impegno concreto perché, nella mia vita, da “belle parole” si trasformino in “bei fatti”.
Giovedì 5 Ottobre 2017 > Giovedì della Ventiseesima Settimana del Tempo Ordinario
Liturgia della Parola > Ne 8,1-4.5-6.7-12; Sal 18; Lc 10,1-12
La Parola del Signore …è ascoltata
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
…è meditata
Ci è sempre utile riprendere in mano il famoso passo dell’invio dei 72 discepoli dove Gesù da alcune “istruzioni per l’uso” affinché la loro testimonianza sia incisiva e non inconsistente come purtroppo capita. Li invita ad agire prima con il cuore che con la parola “Pregate..”, chiede loro di partire “snelli” di cose perché il bagaglio più importante e l’unico indispensabile per il discepolo è la piena fiducia in Dio. Li invita ad essere solleciti, a portare la pace là dove entrano e poi chiede loro di restare nelle case e di accettare quanto gli sarà offerto.
Restare ed accogliere quanto gli altri possono donare sono due aspetti spesso sottovalutati. Fermarsi, rimanere in una casa più dei pochi minuti di rito è un modo per riconoscere e onorare il valore della persona che ci ha aperto la sua porta É un modo per opporsi alla tentazione dell’ascolto superficiale e del giudizio preconfezionato. É un mondo per assumere i tratti di Dio, colui che “rimane in noi”. Accogliere inoltre quanto l’altro ci può donare in cibo, beni, attenzione è un modo per scendere dai tanti piedistalli che ci costruiamo per tenere le distanze e così condividere la nostra umanità con l’altro. Il migliore evangelizzatore alla fine non è il migliore predicatore né il più attrezzato ma è colui che, non dovendo più difendere il suo ego, si lascia voler bene e permette all’altro di conoscerlo anche là dove lui si sente più vulnerabile, nella suo essere incompleto e bisognoso di aiuto. Quella Parola che è la forza del discepolo, troverà proprio nella condivisione della stessa umanità, bella e debole allo stesso tempo, un canale privilegiato per farsi ascoltare.
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La missione non è affare di discepoli specializzati, non richiede un patentino speciale ma è la dimensione abituale di ogni discepolo. O siamo missionari là dove viviamo, cioè capaci, con la nostra vita, di dire Cristo, o non siamo Chiesa. Come quando ci innamoriamo e tutti si accorgono dello stato euforico che stiamo vivendo, così il discepolo che vive il vangelo lo comunica prima con la sua quotidianità che con le parole.
…è pregata
Spirito di Vita, che in principio aleggiavi sull’abisso, aiuta l’umanità del nostro tempo a comprendere che l’esclusione di Dio la porta a smarrirsi nel deserto del mondo, e che solo dove entra la fede fioriscono la dignità e la libertà
e la società tutta si edifica nella giustizia Spirito di Pentecoste, che fai della Chiesa un solo Corpo, restituisci noi battezzati a un’autentica esperienza di comunione; rendici segno vivo della presenza del Risorto nel mondo, comunità di santi che vive nel servizio della carità.
…mi impegna
La missione non è affare di discepoli specializzati, non richiede un patentino speciale ma è la dimensione abituale di ogni discepolo. O siamo missionari là dove viviamo, cioè capaci, con la nostra vita, di dire Cristo, o non siamo Chiesa. Come quando ci innamoriamo e tutti si accorgono dello stato euforico che stiamo vivendo, così il discepolo che vive il vangelo lo comunica prima con la sua quotidianità che con le parole
Venerdì 6 Ottobre 2017 > Venerdì della Ventiseesima Settimana del Tempo Ordinario
Liturgia della Parola > Bar 1,15-22; Sal 78; Lc 10,13-16
La Parola del Signore …è ascoltata
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai!Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
…è meditata
Guai a te Corazim, guai a te Betsaida! Dice Gesù e oggi aggiungerebbe: guai a te occidente! Guai a voi che pensate che la fede sia una cosa acquisita una volta per tutte! Guai a voi che contrapponete le civiltà e le religioni! Guai; cerchiamo guai quando ci sediamo, quando pensiamo che la fede consista nel trasmettere ciò che abbiamo ricevuto senza fantasia, senza entusiasmo, seduti sulle nostre piccole certezze senza riconoscere la novità di Dio. Israele attendeva allo spasimo la venuta del Messia eppure il cuore dei grandi uomini di fede, dei responsabili del Tempio e delle sinagoghe è rimasto chiuso; né i dottori della legge, né gli scribi sono riusciti ad uscir fuori dalle loro teorie per abbracciare la realtà della venuta del Messia figlio di Dio. Così accade, sempre: quando l’abitudine si infiltra nell’entusiasmo della fede e dell’amore lentamente ma inesorabilmente allontaniamo Dio dal nostro cuore e restiamo inchiodati alle nostre devozioni senza più fantasia, non accorgendoci che Dio ci raggiunge in maniera sempre nuova. Stiamo attenti ai segni dei tempi, senza disprezzare ciò che Dio non disprezza, ma anzi riconoscendo l’opera di Dio anche là dove abitualmente non la vediamo; ricordiamoci che Gesù apparve agli occhi dei suoi contemporanei come un bestemmiatore! Che il Signore scuota le nostre comunità sedute, le svegli, le motivi, le sproni all’annuncio del Vangelo!
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Cosa era successo in quelle città, dopo il passaggio di Gesù? Dalle stesse parole di Gesù possiamo intuire che, almeno in quelle tre città, niente era cambiato dopo il suo passaggio. Certamente, i loro abitanti avevano gioito nel vedere un malato guarito; avevano esultato nel vedere la lebbra scomparire; avevano apprezzato il parlare con autorità di Gesù. E dopo? Niente. La vita continuava come prima…
…è pregata
Signore Dio, sento su di me il tuo amorevole rimprovero. Guai a te! Guai a te! Da un lato provo tanto dolore per la delusione che spesso provoco in te. Dall’altro, però, sento pressante su di me il tuo paterno invito alla conversione. Non riesco ad immaginare il tuo dito di condanna puntato su di me; ho costantemente dinanzi agli occhi, invece, la tua mano spalancata, tesa verso di me che sono caduto nel peccato. Rialzami Signore! Ho bisogno della tua misericordia! Amen.
…mi impegna
Oggi farò un serio esame di coscienza, mettendo a fuoco il mio stile di vita, i miei pensieri, i miei desideri, le mie parole, gli atteggiamenti. Cercherò, infine, di capire quali sono i punti deboli del mio cammino di fede e proverò a tracciare un impegno concreto di conversione.
Sabato 7 Ottobre 2017 > Beata Vergine Maria del Rosario
Liturgia della Parola > Bar 4,5-12.27-29; Sal 68; Lc 10,17-24
La Parola del Signore …è ascoltata
In quel tempo, i settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».
…è meditata
È tutto un dilagare di gioia questo brano! Gioia dei discepoli per il risultato ottenuto dall’evangelizzazione, gioia di Gesù per la loro gioia, gioia nel Padre che rivela una logica inattesa e privilegia i piccoli, gioia che dobbiamo scoprire perché siamo conosciuti da Dio nell’intimo (questo è il significato del fatto che i nostri nomi sono scritti nel cielo!). Gioia che non è solo emozione ma radicale consapevolezza della grandezza di Dio e del suo progetto sugli uomini che egli ama! Gioia del saperci inseriti in un gigantesco progetto e processo di bene che Dio ha sulla sua Creazione! Concludiamo la nostra settimana con questa grande verità: se abbiamo il coraggio di fermarci e di rileggere la nostra vita alla luce della Parola
scopriremo di essere inseriti in questo grande mosaico che Dio sta costruendo anche grazie alla nostra piccola disponibilità. Impariamo allora a porre la nostra gioia nelle cose che valgono e che restano, a imparare a guardare il mondo così come Cristo ci insegna e a saper danzare nella nostra vita non perché realizziamo un nostro progetto ma perché collaboriamo a quello straordinario di Dio sul mondo!
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Rallegratevi perché il Padre mio non dimentica nessuno dei vostri nomi, delle vostre vite.
Riconoscetevi beati perché i vostri occhi e le vostre orecchie possono essere riempite da quelle parole e quelle immagini che tanti sospirarono ma mai incontrarono.
…è pregata
Signore Gesù, trasforma i miei occhi. Ho bisogno del collirio della tua Grazia poiché tu solo puoi togliere la trave del peccato che mi impedisce di guardare la bellezza della tua presenza. Donami la capacità di utilizzare la vista della fede, della speranza e della carità perché il mio sguardo sia carico di bontà verso tutti e, cosi, possa percepire la beatitudine del tuo Amore per noi. Amen.
…mi impegna
Mi recherò dinanzi a Gesù Eucaristia e mi soffermerò a pensare ai segni della sua presenza in mezzo a noi. Nello stesso tempo, mi concentrerò a riflettere sulle “cose belle” che Egli ha donato a me e ai fratelli che ogni giorno incontro.
Signore, sono una piccola candela
accesa dal tuo soffio d’amore:
Fa’ che io sia sempre luce
per chi è nelle tenebre,
fa’ che il vento delle cose del mondo
non si abbatta mai sulla mia piccola fiammella.
Signore, ch’io viva
per poterti dare gloria,
per essere la tua messaggera di luce.
Fa’, che io non mi risparmi mai,
quando mi si chiede di donare
nel tuo nome,
per essere una voce che canti la tua lode,
un segnale di luce per chi è lontano
dal tuo regno santo.
Donami la capacità di evangelizzare
i fratelli che ti ignorano,
che ignorano la dolcezza del tuo amore,
la stessa tua capacità di attendere
che anche l’ultimo agnello smarrito
torni all’ovile, che anche l’ultimo uomo
dell’ultima terra abitata
possa conoscere la dolcezza
del tuo nome santo.
Che tutti gli invitati alle nozze
non disertino il banchetto,
dove tu, Signore, ti fai pane, vino,
carne e sangue
in virtù del tuo amore senza tramonto.
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