Sete di Parola > Settimana dal 21 al 27 maggio 2017

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Sete di Parola dal 21 al 27 Maggio 2017

Sesta Settimana di Pasqua dell’Anno A

a cura di Don Claudio Valente

Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito

perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità…

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Domenica 21 Maggio 2017 > Domenica della Sesta Settimana di Pasqua

Liturgia della Parola > At 8,5-8.14-17; Sal 65; 1Pt 3,15-18; Gv 14,15-21

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

…è meditata

Se mi amate osserverete i miei comandamenti.

Nessuna minaccia, nes­suna costrizione, puoi ade­rire e puoi rifiutarti in totale libertà: Gesù, uomo libero, parola liberante.

Se mi amate osserverete… Ge­sù non impone: «Dovete os­servare». Non si tratta di una ingiunzione, ma di una con­statazione: quando ami ac­cadono cose, lo sappiamo per esperienza: tutte le azioni si caricano di gioiosa forza, di calore nuovo, di intensità i­nattesa. Lavori con slancio, con pienezza, con facilità, come il fiorire di un fiore spontaneo.

Osserverete i comandamenti miei. La costruzione della frase pone l’accento su miei.

E miei non tanto perché det­tati da me, ma perché da me vissuti, perché mia vita. Non si tratta di osservare i 10 co­mandamenti, ma la sua vita! «Se mi ami, osservi la mia vi­ta.

Se mi ami, diventi come me!» Amare trasforma, uno diventa ciò che ama, le passioni modificano la vita. Se ami Cristo, lo prendi come misura alta del vivere, per ac­quisire quel suo sapore di li­bertà, di mitezza, di pace, di nemici perdonati, di tavole imbandite, di piccoli ab­bracciati, di relazioni buone che sono la bellezza del vive­re.

Per sette volte nei sette ver­setti di cui è composto il bra­no, Gesù ribadisce un con­cetto, anzi un sogno: unirsi a me, abitare in me.

Lo fa adoperando parole che dicono unione, compagnia, incontro, in una specie di suadente monotonia: sarò con voi, verrò presso di voi, in voi, a voi, voi in me io in voi.

Uno diventa ciò che lo abita! Gesù cerca spazi, spazi nel cuore, spazi di relazione. Cer­ca amore. E il Vangelo rac­conta la passione di unirsi di Gesù a me usando una pa­rola di due sole lettere in: io nel Padre, voi in me, io in voi.

Dentro, immersi, uniti, inti­mi. Tralcio unito alla madre vite, goccia nella sorgente, raggio nel sole, scintilla nel grande braciere della vita, re­spiro nel suo vento.

Gesù ribadisce che l’amore suo è passione di unirsi a me. E questo mi conforta: che io sia amato dipende da Lui, non da me; l’uomo può an­che dire di no a Dio, ma Dio non può dire di no all’uomo. Tu puoi negarlo, lui non po­trà mai rinnegarti. Infatti: non vi lascerò orfani.

Non lo siete ora e non lo sa­rete mai, mai orfani, mai se­parati. La presenza di Cristo in me non è da conquistare, non è da raggiungere, non è lontana. È già data, è dentro, è indissolubile, fontana che non verrà mai meno.

E infine l’obiettivo di Gesù: Io vivo e voi vivrete: far vive­re è la vocazione di Dio, Ge­sù è venuto come intenzione di bene, come donatore di vi­ta in abbondanza. La sua è anche la nostra mis­sione: essere tutti nella vita datori di vita.

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Il Verbo che è entrato in me più di una volta, non mi ha mai dato alcun segno della sua irruzione, né mediante la voce, né mediante un’immagine visibile, né mediante un qualsiasi approccio sensibile…. Mi sono accorto della sua presenza da certi movimenti del mio cuore: la fuga dai vizi e la repressione delle mie voglie carnali mi hanno mostrato la potenza della sua virtù.      

San Bernardo da Chiaravalle

…è pregata

O Dio, che ci hai redenti nel Cristo tuo Figlio messo a morte per i nostri peccati è risuscitato alla vita immortale, confermaci con il tuo Spirito di verità, perché nella gioia che viene da te, siamo pronti a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi. Amen.

…mi impegna

Carissimi, adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo. Se questa infatti è la volontà di Dio, è meglio soffrire operando il bene che facendo il male, perché anche Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito.

San Pietro

Lunedì 22 Maggio 2017 > Santa Rita da Cascia, religiosa

Santa Rita nacque a Roccaporena (Cascia) verso il 1380. Secondo la tradizione era figlia unica e fin dall’adolescenza desiderò consacrarsi a Dio ma, per le insistenze dei genitori, fu data in sposa ad un giovane di buona volontà ma di carattere violento. Dopo l’assassinio del marito e la morte dei due figli, ebbe molto a soffrire per l’odio dei parenti che, con fortezza cristiana, riuscì a riappacificare. Vedova e sola, in pace con tutti, fu accolta nel monastero agostiniano di santa Maria Maddalena in Cascia. Visse per quarant’anni anni nell’umiltà e nella carità, nella preghiera e nella penitenza. Negli ultimi quindici anni della sua vita, portò sulla fronte il segno della sua profonda unione con Gesù crocifisso. Morì il 22 maggio 1457. Invocata come taumaturga di grazie, il suo corpo si venera nel santuario di Cascia, meta di continui pellegrinaggi. Beatificata da Urbano VIII nel 1627, venne canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII. E’ invocata come santa del perdono e paciera. di Cristo

Liturgia della Parola > At 16,11-15; Sal 149; Gv 15,26-16,4

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto. Non ve l’ho detto dal principio, perché ero con voi».

…è meditata

Il Signore torna a rassicurare i suoi: è vero presto saranno separati, ma non per stare più lontani da lui. Infatti l’amore che li ha legati fino ad allora, li ha fatti camminare insieme fino a Gerusalemme e, dopo i momenti bui della passione e morte di Gesù, li raccoglierà di nuovo attorno a lui risorto non finisce col finire della loro vicinanza fisica. I discepoli stessi infatti sono ora chiamati a confermarsi l’un l’altro quell’amore che li ha uniti fino ad allora a lui e a testimoniarselo moltiplicandolo. E’ infatti un dono che non impoverisce chi lo fa’, anzi, quello Spirito che viene dal Padre ed è trasmesso loro dal Figlio diventa l’amicizia e l’affetto che li lega ora in modo ancora più forte agli altri uomini. La testimonianza di questo legame potrà suscitare contrapposizioni e ostilità, dice il Signore, da parte di chi non lo conosce. Ecco allora la grande responsabilità di annunciare il Vangelo di avvicinare tutti a lui, perché ciò che suscita a prima vista scandalo e sconcerto sia occasione di ripensamento, di scoperta di un nuovo modo di vedere e concepire la vita, quello del Signore.

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Se aspettiamo, per annunciare il Vangelo, che i tempi siano favorevoli, aspetteremo fino alla fine dei secoli.

Henri-Marie de Lubac

…è pregata

Donaci, o Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri. Amen.

…mi impegna

…L’ESEMPIO DI UNA SANTA:

Santa Rita pur di spezzare l’incipiente faida creatasi, chiese a Dio di riprendersi i figli, purché non si macchiassero a loro volta della vendetta e dell’omicidio. Narra la leggenda che Rita per sottrarli a questa sorte, abbia pregato Cristo di non permettere che le anime dei suoi figli si perdessero, ma piuttosto di toglierli dal mondo, “Io te li dono. Fa’ di loro secondo la tua volontà”. Comunque un anno dopo i due fratelli si ammalarono e morirono, fra il dolore cocente della madre.
Santa Rita è un modello di donna adatto per i tempi duri. I suoi furono giorni di un secolo tragico per le lotte fratricide, le pestilenze, le carestie, con gli eserciti di ventura che invadevano di continuo l’Italia e anche se nella bella Valnerina questi eserciti non passarono, nondimeno la fame era presente. Poi la violenza delle faide locali aggredì l’esistenza di Rita, distruggendo quello che si era costruito; ma lei non si abbatté, non passò il resto dei suoi giorni a piangere, ma ebbe il coraggio di lottare, per fermare la vendetta e scegliere la pace. Venne circondata subito di una buona fama, la gente di Roccaporena la cercava come popolare giudice di pace, in quel covo di vipere che erano i Comuni medioevali. Esempio fulgido di un ruolo determinante ed attivo della donna, nel campo sociale, della pace, della giustizia.

 

Martedì 23 Maggio 2017 > Martedì della Sesta Settimana di Pasqua

Liturgia della Parola > At 16,22-34; Sal 137; Gv 16,5-11

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: «Dove vai?». Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».

…è meditata

Sentiamo oramai vicini i giorni della Pentecoste, della memoria del dono del Consolatore, lo Spirito Santo. Lo Spirito, dono del Risorto, permetterà ai discepoli di continuare la missione di Gesù, rivelando il suo mistero ad ogni uomo. Il suo ruolo consisterà nel mettere in luce la giustizia del Signore e, quindi, il peccato di coloro che si rifiutano di accogliere il suo insegnamento. La sua opera sarà rivolta a sconfiggere il male che domina il mondo. Con la venuta dello Spirito nasce il tempo della Chiesa, della comunità, a noi ora di rendere testimonianza al Signore Gesù. L’atteggiamento di tristezza che prende il cuore dei discepoli – talora – l’atteggiamento infantile che contraddistingue la nostra fede: non preferiremmo forse la presenza del Signore Gesù in mezzo a noi? No, questo è il tempo che egli affida ai suoi discepoli perché – sostenuti dalla tenerezza del Consolatore – sappiamo annunciare e vivere di quell’amore che ha colmato i nostri cuori. La nostra tristezza è un fatto emotivo, la misura della nostra pochezza e della nostra fragilità: lasciamo piuttosto spazio a colui che ha il potere di far diventare fuoco la nostra vita.

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LO SPIRITO CONVINCERA’…

* QUANTO AL PECCATO

Il peccato oscura la visione di Dio in Cristo; solo lo Spirito ci permette di svelare a noi stessi e poi di fronte agli altri quale sia il vero peccato: il non credere in Gesù.

* QUANTO ALLA GIUSTIZIA

Quello che è giusto di fronte a Dio, la sua azione a favore del Regno, viene messa in evidenza proprio nella partenza di Gesù dal mondo. Riconoscere quello che è giusto per noi è opera nostra; ma lo Spirito ci rivela quello che è giusto nel disegno del Padre, davanti a Dio e al Regno.

* QUANTO AL GIUDIZIO

Il giudizio di Dio non è punizione, ma opera della salvezza, che allontana il male: un giudizio operante nella storia, dove ognuno, nello Spirito, può distinguere quello che è bene e male, distinguendo tra il principe di questo mondo e il Regno di Dio, opera del trionfo dell’amore.

La vittoria dello Spirito Santo avviene in questo “convincimento”, questa opera di coscienza attivata in ciascuno di coloro che accolgono il suo dono; con questa coscienza il Regno di Dio nella storia è oggi vincente.

…è pregata

Signore Gesù, effondi in me e attorno a me il tuo Spirito Consolatore. Che nel suo lume e con la sua forza io cresca in una fede sempre più vigorosa che dissolve dubbi e paure, respiri una speranza colma di gioia e operi il bene, persuaso che là dove sembra prevalere il male, niente è irreparabile. Satana ha già perduto la guerra. Piuttosto col tuo aiuto Signore, fa’ che non abbia a vincere qualche battaglia nel mio cuore. Sostienimi nelle tentazioni!

…mi impegna

Anche noi, come e forse più degli Apostoli, siamo tentati dalla tristezza della solitudine, dalla paura di essere abbandonati a noi stessi, di non farcela di fronte alla prova della sofferenza fisica, dell’emarginazione sociale, dell’apparente insignificanza delle nostre vite. Solo il pensiero e la fiducia in questa promessa della presenza dello Spirito può ridarci coraggio, forza, consolazione. Ma è necessario chiamarlo questo Spirito di pienezza perché invada i nostri cuori e vinca le nostre paure e fragilità.

 

Mercoledì 24 Maggio 2017 > Mercoledì della Sesta Settimana di Pasqua

Liturgia della Parola > At 17,15.22-18,1; Sal 148; Gv 16,12-15

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».

…è meditata

Gesù sembra non voler terminare di parlare ai discepoli. Siamo ormai al termine della cena e dice: “Ancora molte cose ho da dirvi, ma non potete portarne il peso, per ora”. Non c’è rimprovero in queste parole. Del resto li aveva scelti personalmente e ne conosceva bene i limiti. E quella sera non lo nasconde: li ritiene ancora incapaci di portare il peso del Vangelo. Gesù però non ha bisogno di sapienti, non è in cerca di potenti e di forti a cui affidare la sua missione. Anzi, sembra fare il contrario. La sua parola, infatti, non è una dottrina alta o un’ideologia complessa che solo pochi sono in grado di comprendere e di approfondire. La sua “dottrina” è un’energia che riempie il cuore e trasforma la vita, e che tutti possono accogliere e vivere. È chiesto soltanto di lasciarla operare, di non frenarla. Il Signore ha parlato loro dell’odio del mondo e delle persecuzioni che avrebbero dovuto subire: “Poiché vi ho detto questo – continua Gesù – la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è meglio per voi che io parta; perché, se non parto, il Paraclito non verrà a voi. Se invece me ne vado, lo manderò a voi”. Gesù non abbandona quelle persone alla loro incapacità; invierà lo Spirito Santo perché le sostenga, le consoli, le conforti, le custodisca e le illumini. È lo Spirito che rende vive e operanti le parole evangeliche.

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Tu, anima fedele, sbrigati a farti partecipe dello Spirito Santo. E’ presente, quando viene invocato. E quando arriva, se ti trova umile, sereno e rispettoso della Parola di Dio, si poserà su di te, e ti rivelerà ciò che il Padre nasconde ai sapienti e avveduti di questo mondo; e cominceranno a brillare ai tuoi occhi quelle cose che i discepoli non riuscirono ad assorbire, finché non fosse venuto lo Spirito di verità, che avrebbe detto loro tutta la verità. Verità che non può essere rivelata da nessun uomo.

Guglielmo di Saint-Thierry

…è pregata

Vieni, o Spirito Santo, dentro di me, nel mio cuore e nella mia intelligenza. 
Accordami la tua intelligenza, perché io possa conoscere il Padre nel meditare la parola del Vangelo. Accordami il tuo ardore, perché, anche quest’ oggi, esortato dalla tua parola, ti cerchi nei fatti e persone che ho incontrato. Accordami la tua sapienza, perché io sappia rivivere e giudicare, alla luce della Parola, quello che oggi ho vissuto. Accordami la perseveranza, perché con pazienza penetri, il messaggio di Dio nel Vangelo. Accordami la tua fiducia, perché sappia di essere, fin da ora, in comunione misteriosa con Dio in attesa di immergermi in lui nella vita eterna dove la sua parola sarà finalmente svelata e pienamente realizzata.

San Tommaso d ‘ Aquino

 …mi impegna

Se non trovo altro modo, si può consolare una persona anche col silenzio, con la sola presenza, purché si faccia con amore: basta un sorriso che esprima la dolcezza della comprensione. Meglio se il silenzio è accompagnato dalla preghiera del cuore. In questo caso forse mi sarà suggerita anche qualche parola. Da chi? Dallo Spirito Santo, che è il vero Consolatore.

 

Giovedì 25 Maggio 2017 > Giovedì della Sesta Settimana di Pasqua

Liturgia della Parola > At 18,1-8; Sal 97; Gv 16,16-20

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Un poco e non mi vedrete più; un poco ancora e mi vedrete». Allora alcuni dei suoi discepoli dissero tra loro: «Che cos’è questo che ci dice: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”, e: “Io me ne vado al Padre»?”. Dicevano perciò: «Che cos’è questo “un poco”, di cui parla? Non comprendiamo quello che vuol dire». Gesù capì che volevano interrogarlo e disse loro: «State indagando tra voi perché ho detto: “Un poco e non mi vedrete; un poco ancora e mi vedrete”? In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia».

…è meditata

Gesù continua a parlare ai discepoli di come debbano vivere un nuovo modo di restare vicino a lui. Dice loro infatti che presto non staranno più insieme, ma allo stesso tempo lui tornerà ad essere accanto a loro. Evidentemente parla della sua morte e resurrezione, ma anche di come da quello strappo doloroso che è la sua partenza dalla terra per tornare al Padre viene anche la resurrezione di una vita con lui che non finisce più e vince ogni lontananza, se lo si continua a cercare e desiderare vicino. I discepoli sono sconcertati da quello che sembra un paradosso: come può la lontananza fisica divenire vicinanza ancora più stretta? Gesù non lascia senza risposta quello sconcerto e rivela come proprio il bisogno e la mancanza che sentiranno di lui, tanto da rattristarsi e piangere, sarà preghiera di invocazione capace di far mutare la loro tristezza nella gioia di una vicinanza ritrovata. Infatti dopo la sua ascensione al Padre ogni uomo e ogni donna, in ogni angolo della terra, potranno avere il Signore accanto a sé se lo invocheranno col lamento e le lacrime della propria preghiera.

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Il Signore è sempre presente. E’ qui, dentro ai tunnel più oscuri. E l’arcobaleno è tanto più bello e la luce tanto più sfavillante quanto più la tempesta è stata violenta e il tunnel oscuro .  

Magdeleine di Gesù

…è pregata

O Dio, nostro Padre, che ci hai reso partecipi dei doni della salvezza, fa’ che professiamo con la fede e testimoniamo con le opere la gioia della risurrezione.

…mi impegna

Gesù non vuole una sequela di comodo. La via che addita è in salita e in cordata, conosce l’oscurità dei tunnel e la durezza della roccia. Chi vuole seguirlo deve farlo ad occhi aperti, nella piena consapevolezza che non si imbarca per una piacevole crociera e che deve prendersi le sue responsabilità con coraggio e decisione. Il traguardo, però, è nella pienezza della luce che via via si fa più abbagliante per chi accetta di calcare le orme del Crocifisso, affidandosi totalmente alla sua Parola che è Vita. Ci si accorgerà allora che non la tristezza, ma la gioia sta ritmando i passi e trasfigurando l’esistenza.

Oggi proverò a cogliere le note di gioia che la presenza di Gesù accende in me e gli consegnerò l’eventuale tristezza che mi appesantisce.

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Se riuscirai a mantenere vivo un ramo verde nel tuo cuore nell’ora dell’oscurità, allora il Signore verrà e manderà un uccello a cantare da quel ramo all’alba del giorno.

Proverbio irlandese

 

Venerdì 26 Maggio 2017 > San Filippo Neri, sacerdote

Filippo (Firenze 1515 – Roma 26 maggio 1595), sacerdote (1551), fondò l’Oratorio che da lui ebbe il nome. Unì all’esperienza mistica, che ebbe le sue più alte espressioni specialmente nella celebrazione della Messa, una straordinaria capacità di contatto umano e popolare. Fu promotore di forme nuove di arte e di cultura. Catechista e guida spirituale di straordinario talento, diffondeva intorno a sé un senso di letizia che scaturiva dalla sua unione con Dio e dal suo buon umore. 

Liturgia della Parola > At 18,9-18; Sal 46; Gv 16,20-23a

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia. La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia».

…è meditata

Il difficile discorso che abbiamo iniziato ieri continua oggi con un colpo d’ali che ci mette proprio di buonumore. È inevitabile che ci siano dei momenti di fatica e di stanca nel nostro percorso: ai discepoli la sofferenza non viene evitata. A volte sono sofferenze che provengono dall’esterno, altre volte dallo scoraggiamento o dalla depressione o dalla malvagità altrui, altre volte ancora la tristezza nasce dalla consapevolezza del nostro peccato. Ma, ci ammonisce Gesù, la sofferenza è evento temporaneo e non inutile. Stiamo vivendo le doglie del parto di un “noi” nuovo, diverso. Il fatto di avere conosciuto la fede, di avere aperto la nostra vita con gioia al vangelo non significa automaticamente non avere problemi o intoppi. Tutta la nostra vita è un percorso, un cammino, anche faticoso a tratti. Ma anche il parto più duro è affrontato con determinazione sapendo che stiamo dando alla luce una nuova creatura. Se anche la fede ci pone in una dimensione nuova, percorrendo la strada del discepolato siamo sempre più consapevoli che la pienezza cui aneliamo inizia qui ma finisce altrove. E alla luce di quell’altrove perseveriamo senza scoraggiarci.

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Siete ricolmi di gioia, anche se ora siete un po’ afflitti da varie prove nella vostra vita di fede, in attesa che Gesù si manifesti. Voi lo amate anche senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in Lui; perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede che è la salvezza.

                                                 San Pietro

…è pregata

O mio caro e santo patrono Filippo io mi butto fra le tue braccia e per amore di Gesù, per amore di quell’amore che fece di te un eletto ed un santo, io ti supplico di pregare per me, affinché come Egli ha condotto te al cielo, così a suo tempo conduca al cielo pure me. Tu hai provato le tribolazioni ed i pericoli di questa vita; tu conoscesti bene quale conto si debba fare agli assalti del maligno, degli scherni del mondo e delle tentazioni della carne e del sangue. Tu apprendesti quanto sia debole l’umana natura, e quanto sia traditore il cuore umano e questo ti ha colmato di una simpatia e di una compassione così tenera che anche ora godi della gioia di una gloria ineffabile e di una ineffabile beatitudine, puoi, io lo so, dedicare a me un pensiero. Ricordati dunque di me, o mio caro san Filippo, ricordatene nonostante che io talvolta sembri dimenticarmi di te. Ottienimi tutte quelle cose che mi sono necessarie a perseverare nella grazia di Dio ed operare la mia salute eterna. Ottienimi mediante la tua potente intercessione, la forza necessaria a combattere una buona battaglia, a rendere testimonianza del mio Dio e della mia religione, in mezzo ai peccatori, la forza di reggere allorché Satana vorrebbe schernirmi o forzarmi a fare qualche cosa di male, la forza di superare me stesso, di fare tutto il mio dovere e così poter andare esente da colpa nel giorno del giudizio.

…mi impegna

Se viviamo momenti di dolore sentiamoci come la donna che partorisce, che la nostra sofferenza dia alla luce qualcosa di nuovo, qualcosa di diverso. La gioia che viene dal vedere il Signore, la gioia che viene dal sentirsi amati sarà una gioia che nessuno mai ci potrà togliere.

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Bisogna desiderare di fare grandi cose per servizio di Dio e non contentarsi di una bontà mediocre.

San Filippo Neri

 

Sabato 27 Maggio 2017 > Sabato della Sesta Settimana di Pasqua

Liturgia della Parola > At 18,23-28; Sal 46; Gv 16,23b-28

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».

…è meditata

Il Signore insegna ai suoi discepoli a pregare. Ma non lo fa con un insegnamento teorico, ma più semplicemente offrendo se stesso come esempio. Questo significa infatti chiedere al Padre “nel suo nome”, cioè con la sua stessa fiducia che saremo ascoltati, con la sua stessa certezza che egli non negherà cosa è buono per noi e per tutti. Perché nell’atto stesso di chiedere ci facciamo umili, riconosciamo il nostro bisogno di aiuto, affermiamo che non possiamo bastare a noi stessi. il Signore si è presentato a noi come Figlio, cioè sottomesso ad una volontà più grande di lui e che veniva prima di lui, e come ha fatto per primo lui propone anche a noi di sottometterci ad una logica di amore più grande del nostro. E’ la logica che ha spinto il Figlio a lasciare il Padre per amore degli uomini, pur sapendo cosa avrebbe dovuto patire; è la logica che ha fatto sì che il Padre lo resuscitasse dalla morte, ed è la logica che ora lo fa tornare al Padre, dopo avere compiuta tutta intera la sua volontà. Immergiamoci in questo modo di vivere e di essere non per se stessi ma per gli altri e impareremo le parole per chiedere al Padre e il cuore per non dubitare della sua risposta.

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Non dobbiamo disprezzare la preghiera di domanda, perché sulla capacità di pregare in questo modo si misura la realtà della nostra fede. O Spirito Santo, anima dell’anima mia, in te solo posso esclamare: Abbà, Padre. Sei tu, o Spirito di Dio, che mi rendi capace di chiedere e mi suggerisci che cosa chiedere.

…è pregata

Giunga a te la mia preghiera, che guizza come saetta dal desiderio che nutro per i tuoi beni eterni. Io la innalzo al tuo orecchio: aiutala, affinché ti raggiunga e non venga meno a metà della mia corsa, né ricada a terra o vada perduta.
Anche se per ora non mi vedo arrivare i beni che chiedo, sono tranquillo,
perché so che verranno più tardi… Io gridavo anche di notte e tu non mi esaudivi. Ma anche questi tuoi dinieghi nell’esaudirmi non erano per confondermi ma per rendermi più saggio: perché io capissi ciò che ti avrei dovuto chiedere. Ti pregavo infatti per delle cose che, se le avessi ricevute, sarebbero state a mio danno. Dà ciò che comandi e comanda ciò che vuoi. Ogni mia speranza è posta
nell’immensa grandezza della tua misericordia. Da’ ciò che comandi e comanda ciò che vuoi… O amore, che sempre ardi
senza mai estinguerti, carità, Dio mio, infiammami!                                                                             

Sant’Agostino

…mi impegna

La vera preghiera non è nella voce, ma nel cuore. Non sono le nostre parole, ma i nostri desideri a dar forza alle nostre suppliche. Se invochiamo con la bocca la vita eterna, senza desiderarla dal profondo del cuore, il nostro grido è un silenzio. Se senza parlare, noi la desideriamo dal profondo del cuore, il nostro silenzio è un grido.

                                                                                   Sant’Agostino

 

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