Sete di Parola > Settimana dal 3 al 9 Gennaio 2016

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Sete di Parola dal 3 al 9 Gennaio 2016

Seconda Settimana dopo Natale dell’Anno C

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E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi

Domenica 3 Gennaio 2016 > Seconda Domenica dopo Natale

Liturgia della Parola > Sir 24,1-4.8-12; Sal 146; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18

La Parola del Signore …è ascoltata

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.

…è meditata

La liturgia di questa domenica ci ripropone, nel Prologo del Vangelo di san Giovanni, il significato più profondo del Natale di Gesù. Egli è la Parola di Dio che si è fatta uomo e ha posto la sua “tenda”, la sua dimora tra gli uomini. Scrive l’Evangelista: «Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi». In queste parole, che non finiscono mai di meravigliarci, c’è tutto il Cristianesimo! Dio si è fatto mortale, fragile come noi, ha condiviso la nostra condizione umana, eccetto il peccato, ma ha preso su di sé i nostri, come se fossero propri. E’ entrato nella nostra storia, è diventato pienamente Dio-con-noi! La nascita di Gesù, allora, ci mostra che Dio ha voluto unirsi ad ogni uomo e ogni donna, ad ognuno di noi, per comunicarci la sua vita e la sua gioia. Così Dio è Dio con noi, Dio che ci ama, Dio che cammina con noi. Questo è il messaggio di Natale: il Verbo si è fatto carne. Così il Natale ci rivela l’amore immenso di Dio per l’umanità. Da qui deriva anche l’entusiasmo, la speranza di noi cristiani, che nella nostra povertà sappiamo di essere amati, di essere visitati, di essere accompagnati da Dio; e guardiamo al mondo e alla storia come il luogo in cui camminare insieme con Lui e tra di noi, verso i cieli nuovi e la terra nuova. Con la nascita di Gesù è nata una promessa nuova, è nato un mondo nuovo, ma anche un mondo che può essere sempre rinnovato. Dio è sempre presente a suscitare uomini nuovi, a purificare il mondo dal peccato che lo invecchia, dal peccato che lo corrompe. Per quanto la storia umana e quella personale di ciascuno di noi possa essere segnata dalle difficoltà e dalle debolezze, la fede nell’Incarnazione ci dice che Dio è solidale con l’uomo e con la sua storia. Questa prossimità di Dio all’uomo, ad ogni uomo, ad ognuno di noi, è un dono che non tramonta mai! Lui è con noi! Lui è Dio con noi! E questa prossimità non tramonta mai. Ecco il lieto annuncio del Natale: la luce divina, che inondò i cuori della Vergine Maria e di san Giuseppe, e guidò i passi dei pastori e dei magi, brilla anche oggi per noi. Nel mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio c’è anche un aspetto legato alla libertà umana, alla libertà di ciascuno di noi. Infatti, il Verbo di Dio pianta la sua tenda tra noi, peccatori e bisognosi di misericordia. E tutti noi dovremmo affrettarci a ricevere la grazia che Egli ci offre. Invece, continua il Vangelo di san Giovanni, «i suoi non lo hanno accolto» (v. 11). Anche noi tante volte lo rifiutiamo, preferiamo rimanere nella chiusura dei nostri errori e nell’angoscia dei nostri peccati. Ma Gesù non desiste e non smette di offrire se stesso e la sua grazia che ci salva! Gesù è paziente, Gesù sa aspettare, ci aspetta sempre. Questo è un messaggio di speranza, un messaggio di salvezza, antico e sempre nuovo. E noi siamo chiamati a testimoniare con gioia questo messaggio del Vangelo della vita, del Vangelo della luce, della speranza e dell’amore. Perché il messaggio di Gesù è questo: vita, luce, speranza, amore.

Papa Francesco

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L’Incarnazione è frutto di un amore immenso, che ha spinto Dio a voler condividere pienamente la nostra condizione umana. Il farsi uomo del Verbo di Dio ha prodotto un cambiamento fondamentale nella condizione stessa del tempo. Possiamo dire che, in Cristo, il tempo umano si è riempito d’eternità.

S. Giovanni Paolo II

Preghiera

Benedetto il bimbo, che oggi ha fatto esultare Betlemme. Benedetto l’infante, che oggi ha ringiovanito l’umanità. Benedetto il frutto, che ha chinato se stesso verso la nostra fame. Benedetto il buono che in un istante ha arricchito tutta la nostra povertà e ha colmato la nostra indigenza. Benedetto colui che è stato piegato dalla sua misericordia a prendersi cura della nostra infermità.

S. Efrem Siro IV sec.

Impegno

E’ in questa storia, la nostra, complicata e luminosa, faticosa e feconda, che prende carne il Verbo di Dio. E’ dentro le nostre ferite, le nostre piccolezze quotidiane, le nostre solitudini che prende carne l’eternità di Dio. E’ dentro le nostre gioie, le conversioni quotidiane, i passi importanti della nostra vita che il Verbo di Dio pianta la sua tenda. E’ la nostra quotidianità il luogo in cui possiamo fare esperienza di Dio. In quei compiti da correggere, in quei pazienti da ascoltare, in quelle faccende da sbrigare, in quel progetto da verificare, in quegli esami da preparare, puoi fare esperienza di Lui. Attenzione: non “nonostante tutto questo”, ma proprio “in tutto questo” puoi godere la sua presenza. Coraggio, cari amici! Ripartiamo da Dio, dalla Sua Parola, da un tempo di preghiera più costante e maturo.

 

Lunedì 4 gennaio 2016 > Lunedì della Seconda Settimana dopo Natale

Liturgia della Parola > 1Gv 3,7-10; Sal 97; Gv 1,35-42

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

…è meditata

La fede è andare a vedere, fare esperienza, incontrare, conoscere Gesù. Fino a quando, nella nostra vita, non avremo davvero incrociato lo sguardo di Cristo, come i due discepoli del Battista, non avremo davvero fatto esperienza del Dio di Gesù. << Viene a volte da chiederci se la vita della grazia – cioè dell’amore di Gesù nell’anima – è da noi ritenuta come il tesoro del campo, come la perla preziosa del Vangelo, tesoro e perla per cui vale vivere, per cui fare ogni sacrificio e, se necessario, morire. Dio c’entra ancora con la nostra vita? Oppure sta diventando come un bel quadro che arreda la casa ma non è la nostra casa? E Cristo è ancora una persona viva da incontrare, che ci dice perché vivere e come vivere, che dà orizzonte e colore ai giorni, che scalda il cuore, oppure si sta riducendo ad un’idea che si può continuamente discutere e ridefinire secondo lo spirito del tempo o i sondaggi d’opinione? Possiamo scivolare – senza accorgerci – nella tiepidezza del cuore e nell’aridità della vita. Possiamo abituarci alla fede, all’amore di Dio; possiamo assuefarci ad un cristianesimo mediocre che si accontenta di fare il minimo senza desiderare il meglio, la santità. Possiamo credere che Dio esiste, ma vivere come se Dio non ci fosse. Possiamo, anche senza volerlo, ridurre la fede a una riserva di buoni sentimenti, anziché intuire con un brivido di adorazione che noi esistiamo perché Dio vive, e così lasciarcene possedere, affascinare, ghermire>>. (Card. A.Bagnasco). I due si fidano, vanno e vedono. E rimangono. Giovanni scrive il suo Vangelo sessant’anni dopo quell’incontro e si ricorda ancora l’ora: le quattro del pomeriggio. È stato un solco quell’incontro, uno schiaffo, un colpo di fulmine, una follia. E tu, amico lettore, che ora era quando hai incontrato Dio?

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Nella concretezza di quell’incontro sorprendente, descritto con poche essenziali parole, ritroviamo l’origine di ogni percorso di fede. È Gesù che prende l’iniziativa. Quando si ha a che fare con Lui, la domanda viene sempre capovolta: da interroganti si diventa interrogati, da «cercatori» ci si scopre «cercati».

S. Giovanni Paolo II

Preghiera

Aiutami, Signore, a fidarmi di te, a seguirti con dedizione e amore, ad annunciarti ai fratelli e alle sorelle con entusiasmo e gioia.

Impegno

La cosa più importante che a una persona può accadere è incontrare Gesù: questo incontro con Gesù che ci ama, che ci ha salvato, che ha dato la sua vita per noi. Incontrare Gesù. E noi camminiamo per incontrare Gesù. Noi possiamo farci la domanda: Ma quando incontro Gesù? Alla fine soltanto? No, no! Lo incontriamo tutti i giorni. Ma come? Nella preghiera, quando tu preghi, incontri Gesù. Quando tu fai la Comunione, incontri Gesù, nei Sacramenti.

Papa Francesco

Martedì 5 gennaio 2016 > Martedì della Seconda Settimana dopo Natale

Liturgia della Parola > 1Gv 3,11-21; Sal 99; Gv 1,43-51

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

…è meditata

Il Vangelo di Giovanni continua il racconto dei primi incontri con Gesù. Sono tutti incontri che cambiano la vita. Questo sta a dire che la storia del Vangelo non è altro che una storia di incontri. Gesù, scrive Giovanni, incontra Filippo, e anche a Lui dice: “Seguimi”. E poi Filippo incontra Natanaele (Bartolomeo) e lo porta da Gesù. C’è sempre bisogno di qualcuno che accompagni. Viene quindi l’incontro decisivo. Natanaele, incontrando direttamente Gesù, scioglie il suo scetticismo e la sua poca disponibilità. E riconosce Gesù come il Figlio di Dio; il suo scetticismo è vinto dalla parola di Gesù, e Bartolomeo diviene un discepolo fedele. Nella sua vicenda troviamo scritta la storia di ogni uomo che cessa di ascoltare solo se stesso e che, ascoltando il Vangelo, trova il senso della sua vita. Bartolomeo segue il Signore con tutto il suo cuore e le sue forze sino alla fine. Come gli altri apostoli, infatti, anche Bartolomeo imiterà Gesù sino all’effusione del sangue.

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Non abbiate paura di avvicinarvi a Lui, di varcare la soglia della sua casa, di parlare con Lui faccia a faccia come ci s’intrattiene con un amico. Non abbiate paura della «vita nuova» che Egli vi offre: Lui stesso vi dà la possibilità di accoglierla e di metterla in pratica con l’aiuto della sua grazia e il dono del suo Spirito.

S. Giovanni Paolo II

Preghiera

Gesù, il tuo pensiero mi illumini, la tua parola mi guidi, i tuoi occhi mi seguano, le tue orecchie mi ascoltino. Le tue braccia allargate sulla croce mi aprano all’amore universale, i tuoi piedi crocifissi mi spingano a donarmi senza misura di stanchezza ai fratelli. Il tuo cuore aperto sia per me fonte di grazia nel cammino e luogo di riposo nella stanchezza. Amen.

Impegno

“Noi vogliamo venire dietro a te, Gesù. vogliamo continuare a seguirti, passo, passo, sulla via della Croce portando nel cuore ogni fratello come amico. Noi vogliamo essere per te amici fedeli ma tu, Signore Gesù, non permettere che ci lasciamo afferrare dalla paura e dalla stanchezza. Infondici l’ardore del tuo Spirito per aderire a te e con te dare la vita in forza di quell’amore più grande che abbraccia ogni creatura”.

 

Mercoledì 6 gennaio 2016 > Epifania del Signore

Liturgia della Parola > Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3.5-6; Mt 2,1-12

La Parola del Signore …è ascoltata

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

…è meditata

Nella notte di Natale abbiamo meditato l’accorrere alla grotta di Betlemme di alcuni pastori appartenenti al popolo d’Israele; oggi, solennità dell’Epifania, facciamo memoria dell’arrivo dei Magi, che giunsero dall’Oriente per adorare il neonato Re dei Giudei e Salvatore universale e offrirgli doni simbolici. Con il loro gesto di adorazione, i Magi testimoniano che Gesù è venuto sulla terra per salvare non un solo popolo, ma tutte le genti. Pertanto, nella festa odierna il nostro sguardo si allarga all’orizzonte del mondo intero per celebrare la “manifestazione” del Signore a tutti i popoli, cioè la manifestazione dell’amore e della salvezza universale di Dio. Egli non riserva il suo amore ad alcuni privilegiati, ma lo offre a tutti. Come di tutti è il Creatore e il Padre, così di tutti vuole essere il Salvatore. Per questo, siamo chiamati a nutrire sempre grande fiducia e speranza nei confronti di ogni persona e della sua salvezza: anche coloro che ci sembrano lontani dal Signore sono seguiti – o meglio “inseguiti” – dal suo amore appassionato, dal suo amore fedele e anche umile. Perché l’amore di Dio è umile, tanto umile!

Il racconto evangelico dei Magi descrive il loro viaggio dall’Oriente come un viaggio dell’anima, come un cammino verso l’incontro con Cristo. Essi sono attenti ai segni che ne indicano la presenza; sono instancabili nell’affrontare le difficoltà della ricerca; sono coraggiosi nel trarre le conseguenze di vita derivanti dall’incontro con il Signore. La vita è questa: la vita cristiana è camminare, ma essendo attenti, instancabili e coraggiosi. Così cammina un cristiano. Camminare attento, instancabile e coraggioso. L’esperienza dei Magi evoca il cammino di ogni uomo verso Cristo. Come per i Magi, anche per noi cercare Dio vuol dire camminare – e come dicevo: attento, instancabile e coraggioso – fissando il cielo e scorgendo nel segno visibile della stella il Dio invisibile che parla al nostro cuore. La stella che è in grado di guidare ogni uomo a Gesù è la Parola di Dio, Parola che è nella Bibbia, nei Vangeli. La Parola di Dio è luce che orienta il nostro cammino, nutre la nostra fede e la rigenera. È la Parola di Dio che rinnova continuamente i nostri cuori, le nostre comunità. Pertanto non dimentichiamo di leggerla e meditarla ogni giorno, affinché diventi per ciascuno come una fiamma che portiamo dentro di noi per rischiarare i nostri passi, e anche quelli di chi cammina accanto a noi, che forse stenta a trovare la strada verso Cristo. Sempre con la Parola di Dio! La Parola di Dio a portata di mano: un piccolo Vangelo in tasca, nella borsa, sempre, per leggerlo. Non dimenticatevi di questo: sempre con me la Parola di Dio!

Papa Francesco

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Non conta se sei cattolico da generazioni e generazioni, se sei “vicino” alla parrocchia, se non ti sei perso un incontro di catechesi, se sei nel consiglio pastorale o se fai parte di questo o quel movimento…Puoi fare tutte queste cose, magari farle benissimo, con grande devozione, ma se il tuo cuore non è sulle tracce di quella stella, se non sei in cammino dietro a quella luce, se non sei alla ricerca di Dio, tutto è inevitabilmente esposto alla sterilità. A volte ci accontentiamo di “fare” i cristiani.
La ricerca dei magi, il loro cammino, il loro sguardo, ci deve smuovere a “essere” cristiani, fino in fondo. Totalmente Suoi.

Preghiera

O Signore, illumina la mia vita rivestimi di luce, perché possa essere testimone in mezzo agli uomini e rivelare lo splendore della tua bontà.

Impegno

Anche la Chiesa, pertanto, svolge per l’umanità la missione della stella. Ma qualcosa del genere si può dire di ogni cristiano, chiamato a rischiarare con la parola e la testimonianza della vita i passi dei fratelli. Quanto è importante allora che noi cristiani siamo fedeli alla nostra vocazione! Ogni autentico credente è sempre in cammino nel proprio personale itinerario di fede e, al tempo stesso, con la piccola luce che porta dentro di sé, può e deve essere di aiuto a chi si trova al suo fianco, e magari stenta a trovare la strada che conduce a Cristo.

Benedetto XVI

Giovedì 7 gennaio 2016 > Giovedì della Seconda Settimana dopo Natale

Liturgia della Parola > 1Gv 3,22-4,6; Sal 2; Mt 4,12-17.23-25

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:  «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,  sulla via del mare, oltre il Giordano,  Galilea delle genti!  Il popolo che abitava nelle tenebre  vide una grande luce,  per quelli che abitavano in regione e ombra di morte  una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. La sua fama si diffuse per tutta la Siria e conducevano a lui tutti i malati, tormentati da varie malattie e dolori, indemoniati, epilettici e paralitici; ed egli li guarì. Grandi folle cominciarono a seguirlo dalla Galilea, dalla Decàpoli, da Gerusalemme, dalla Giudea e da oltre il Giordano.

…è meditata

Gesù inizia la sua predicazione da Zabulon e Neftali, le due città ai confini settentrionali della Palestina, città abitate da gente di passaggio, da meticci e guardate con religioso disprezzo da parte del resto del paese che le considerava città pagane. Gesù inizia il ministero parlando del Regno ai figli bastardi di Israele, ai disprezzati, ai rifiutati… Da poveri, sconfitti e stranieri era stato accolto e riconosciuto dopo la nascita, da loro – restituendo il favore – inizia la predicazione. Così è Dio, che volete. Preferisce i monelli ai bravi ragazzi, è irrequieto nel recinto delle buone pecore, sente l’esigenza di portare speranza a chi non ne ha. E il suo annuncio è straordinario: “Il Regno ti si è avvicinato, accorgitene”. La buona notizia della sua predicazione è tutta qui: Dio si fa vicino, Dio desidera stare con te, con te condividere, con te costruire, non importa ciò che sei, ciò che fai, non importa il tuo passato, né le tue fragilità. Tu, accorgitene. Ormai le feste di Natale sono passate, che rimanga nel nostro cuore l’eco dell’annuncio immutato di un Dio che ama i perdenti e gli sconfitti e ridona loro dignità. Non so come sia andato il tuo Natale, amico, se sei stato travolto dalla melassa natalizia o se il dolore e la solitudine hanno contrassegnato questi giorni; sappi che il Signore ti ama e sei prezioso ai suoi occhi, con questa serena certezza inizia questa giornata nella Zabulon in cui ti vieni a trovare e anche tu, come il Maestro, dì a chi ti sta accanto: Dio ti è vicino.

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…è proprio in queste terre che si realizza la profezia di Isaia: coloro che hanno conosciuto i giorni oscuri dell’invasione Assira saranno i primi a “vedere la grande Luce”, ad accogliere la Buona Notizia, l’invito alla conversione, l’annuncio del vangelo del Regno. O amata terra di Siria, che ancora oggi conosci i giorni oscuri dell’invasione e dell’oppressione, continua a condurre a Gesù i sequestrati, i perseguitati, i tribolati, tutti i fratelli e le sorelle che tengono vivo il ricordo di quel primo annuncio di Gesù e per questo patiscono persecuzioni nel corpo e nello spirito! 

Preghiera

O Signore, aiutaci ad aprirci alla luce che sei venuto a portare sulla terra e ad eliminare le tenebre ancora presenti in noi.

Impegno

Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino

Gesù, fa’ che il suono della tua voce riecheggi sempre nelle orecchie, perché io impari a capire come il mio cuore, la mia mente e la mia anima, ti possano amare. Concedimi di accoglierti negli spazi più nascosti del mio cuore, tu che sei il mio unico bene, la mia gioia più dolce, il mio vero amico. Gesù, vieni nel mio cuore, prega con me, prega in me, perché io impari da te a pregare.

 

Venerdì 8 gennaio 2016 > Venerdì della Seconda Settimana dopo Natale

Liturgia della Parola > 1Gv 4,7-10; Sal 71; Mc 6,34-44

La Parola del Signore …è ascoltata

In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci».
E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.

…è meditata

Le folle che Gesù incontrava erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore, nota l’evangelista. Gesù si mise a parlare con loro per l’intera giornata. Tutti avevano fame di parole vere per la loro vita, tanto che rimasero ad ascoltarlo, senza che nessuno si allontanasse. Gesù era davvero il pastore che non lascia senza nutrimento, senza pane, le sue pecore. Verso sera i discepoli, pensando di essere più saggi di Gesù, gli suggeriscono di mandare via la gente perché vada a procurarsi da mangiare nei villaggi vicini. Pareva loro che Gesù avesse esagerato nel parlare. Troppe parole! È ora di lasciar liberi! Ma il cuore di Gesù è ben più largo della grettezza dei discepoli. Gesù sa bene che abbiamo bisogno del nutrimento del cuore e di quello del corpo. Non manda via nessuno e ordina a tutti di sedersi. Si fa portare i cinque pani e li moltiplica, come prima aveva moltiplicato le parole. “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio!”

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E nell’Eucaristia il Signore ci fa percorrere la sua strada, quella del servizio, della condivisione, del dono, e quel poco che abbiamo, quel poco che siamo, se condiviso, diventa ricchezza, perché la potenza di Dio, che è quella dell’amore, scende nella nostra povertà per trasformarla.

Papa Francesco

“Quello che noi facciamo è solo una goccia bell’oceano, ma se non lo facessimo, l’oceano avrebbe una goccia in meno”.

Madre Teresa

Preghiera

Signore Gesù, tu sei un Dio d’amore, e ce l’hai dimostrato un’infinità di volte. Di fronte alla sofferenza dei fratelli, ricordaci che tu sei preoccupato di assicurare all’uomo ciò di cui ha bisogno per il corpo e per lo spirito, e facci trovare nel pane eucaristico la forza di essere strumenti del tuo amore. Tu che sei il salvatore degli uomini, nei secoli dei secoli.

Impegno

Come vivo io l’Eucaristia? La vivo in modo anonimo o come momento di vera comunione con il Signore, ma anche con tutti i fratelli e le sorelle che condividono questa stessa mensa? Una parola chiave di cui non dobbiamo avere paura è “solidarietà”, saper mettere, cioè, a disposizione di Dio quello che abbiamo, le nostre umili capacità, perché solo nella condivisione, nel dono, la nostra vita sarà feconda, porterà frutto. Solidarietà: una parola malvista dallo spirito mondano!Invece di passare il tempo a lamentarci delle cose che non funzionano, delle ingiustizie che quotidianamente si consumano, delle solitudini che ci sfiorano, rimbocchiamoci le maniche, mettiamo a disposizione del Signore quel poco che siamo!

 

Sabato 9 gennaio 2016 > Sabato della Seconda Settimana dopo Natale

Liturgia della Parola > 1Gv 4,11-18; Sal 71; Mc 6,45-52

La Parola del Signore …è ascoltata

[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò.  E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.

…è meditata

E’ frequente leggere nella barca in mezzo al lago l’immagine della comunità cristiana (e di ogni singolo discepolo) che traversa il mare della vita. Ed è, in effetti, esperienza di tutti i credenti constatare che il vento di questo mondo (la sua cultura consumista e la sua mentalità egocentrica), tanto spesso è “contrario” al Vangelo e alla carità. La traversata della vita, perciò, non è mai semplice e senza ostacoli. E sappiamo tutti quanto sia facile lasciarsi prendere dal timore e dalla paura, e pensare che il Vangelo è una parola vuota un po’ come un fantasma. Gesù continua a mostrarsi ai discepoli di ieri e di oggi e a ripetere: “Non temete!”. E’ una esortazione che giunge con particolare forza all’inizio di questo millennio. Gesù non si ferma ad esortare da lontano. Egli stesso sale sulla barca. Ed è la sua presenza che fa subito cessare il vento. La forza dei discepoli, la loro pace, sta proprio nel prendere Gesù con loro e nel riporre in lui ogni fiducia. Egli non è un fantasma; è l’amico più vero e più forte.

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La barca che trasporta i discepoli, cioè la Chiesa, è agitata e scossa dalle tempeste delle avversità, e non cessa il vento contrario, cioè il diavolo che le si oppone e si sforza d’impedirle di giungere alla tranquillità del porto. Ma più potente è Colui che intercede per noi. Poiché in mezzo a queste nostre tempeste, che ci travagliano, egli ci dà fiducia venendo verso di noi e confortandoci.

S.Agostino

Preghiera

Signore Gesù, spesso ci sentiamo terribilmente stanchi, e tutto sembra andare in senso contrario alle nostre aspirazioni. Intervieni tu in quei momenti a restituirci il coraggio e la fiducia in te, che ci ami di un amore infinito.

Impegno

Quante volte anche a noi, turbati da un dolore, da una fatica, da un imprevisto, che ci impedisce di riconoscerlo, Gesù dice: “Non temere, non aver paura. Sono io!. Lasciami salire sulla tua barca, lasciami entrare nella tua vita!”. Solo se lo lasciamo entrare, se umilmente e coraggiosamente gli apriamo la porta della nostra vita, possiamo ritrovare la pace del cuore che ci rende capaci di donare pace. La compassione con Gesù diventa misericordia: sono queste le condizioni per permettere al vento di cessare e di trovare ristoro nella pace.

 

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